martedì 14 maggio 2013

Gut Symmetries by Jeanette Winterson

Story Line: Physics seems to have become the new language of love in the 1990. If you think about it, physics does make a good metaphor for love, encompassing as it does the principles of attraction, the exchange of energy, and unification. At the center of this meditation on "the intelligence of the universe" and "the stupidity of humankind" are Jove, a married physicist; Alice, a single physicist who becomes his mistress; and Stella, Jove's wife and later, Alice's lover. They meet on the QE2 and from there the three participants in the story take turns telling their versions of it. Gut Symmetries is a collage of memories, snippets of scientific theory, meditations on abstract concepts like truth, and the events surrounding Jove, Alice, and Stella's affair. This is a book that demands your attention, jumping as it does from one seemingly tangential topic to another; but whereas physics still seeks a grand unification theory (GUT) to explain how everything in the universe fits together, Winterson actually finds one of her own in this satisfyingly complete fictional world. Il romanzo di Jeannette Winterson (in italiano Simmetrie amorose) è ambientato a bordo di un transatlantico in rotta per New York, in compagnia di tre strani personaggi: Jove, un importante fisico, Alice, la sua giovane collega e Stella, moglie di Jove e poetessa. Le loro voci si alternano e si intrecciano per raccontare quello che si configura ben presto come un affascinante triangolo amoroso. Fino ad insidiare le certezze più intime del lettore e convincerlo che ciò che vede non è mai ciò che crede di vedere il titolo originale è molto significativo Gut symmetries, dove gut sta letteralmente per viscerale, istintivo ma è anche l'acronimo di Grand Unified Theory, la teoria di unificazione delle forze fondamentali che sembra essere il grande spettro dei fisici moderni. Secondo le nuove teorie (quelle del Gut, appunto) i costrutti euclidei su cui si è basata per secoli la concezione dello spazio non sono che visioni superate volte, ormai, solo a darci un’idea rassicurante del mondo..I concetti di Euclide funzionano su uno spazio diritto..ma se fosse curvo? Camminiamo tranquilli su un pavimento finché non ci accorgiamo che quella superficie è solo il frutto della nostra mente. Improvvisamente l’illuminazione che ci fa piombare giù nel vuoto..Nulla è certo.. Niente può essere ricondotto a una regola.. Ma l’assenza di schemi dà l’ebbrezza delle infinite possibilità.. E Alice, personificazione del Matto, carta dei tarocchi, celebra la follia di un mondo senza punti di riferimento.. così procede la sua storia, diventando sia amante di Jove, sia, separatamente, di sua moglie Stella. Questo è un libro che ti rapisce, le cui parole ti entrano dentro. Uno di quei libri che ti obbliga a sondare sotto la pelle delle idee e delle concezioni che hai sull’amore. E ti costringe ad affrontare una grande verità: non sempre ciò che vedrai ti piacerà! L’ho letto lentamente e mi ha fatto fare un viaggio che non finiva solo tra le pagine. Andava oltre.E quindi sì, lo consiglio. Perché c’è tanto bisogno di scrittori che svelino nuovi punti di vista sul mondo, aprano finestre là dove credevamo ci fosse una parete. Armatevi di tempo e voglia di scandagliare i vecchi punti di vista sui sentimenti. Vi lascio con una citazione che colpisce a fondo: "Do you fall in love often? Yes often. With a view, with a book, with a dog, a cat, with numbers, with friends, with complete strangers, with nothing at all. I love widely, indiscreetly. I forget it is myself I am trying to love back to a better place. Some people dream in color, I feel in colour, strong tones that I hue down for the comfort of the pastelly inclined. Beige and magnolia and a hint of pink are what the well-decorated heart is wearing; who wants my blood red and vein-blue? Don’t lie. Don’t lie. You know you like to view but not to buy. I have found that I am not a space where people want to live. At least not without decorating first. And that is the stubbornness in me: I do not want be someone’s neat little home."

lunedì 13 maggio 2013

Un indovino mi disse di Tiziano Terzani

Nel 1976 un indovino cinese avverte Tiziano Terzani, corrispondente dello "Spiegel" dall'Asia: "Attento. Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare mai". Nel 1992 Terzani si sente stanco, dubbioso sul senso del suo lavoro. Gli torna in mente quella profezia e la vede come un'occasione per guardare il mondo con occhi nuovi. Decide di non prendere aerei per un anno, senza rinunciare al suo mestiere. Il risultato di quell'esperienza è un libro che è insieme romanzo d'avventura, autobiografia, racconto di viaggio e reportage. Non avevo mai letto niente di suo, e pur essendomi ripromessa di farlo la mia non era mai stata una risoluzione seria e concreta. Terzani sa come rapirti quando scrive: è come se ti prendesse per mano nei suoi viaggi e ti dicesse "vieni con me", ora ti mostro tutta una serie di posti che altrimenti, forse mai avresti visitato in vita tua. Nel 1976 un indovino cinese, incontrato casualmente ad Hong Kong, mise in guardia l'autore su una pericolosa maledizione che incombe sulla sua testa: nel 1993 non dovrà assolutamente MAI viaggiare in aereo, perchè rischierebbe di morire. A 16 anni di distanza, quando ormai era residente a Bangkok e corrispondente in Asia per il Der Spiegel, Terzani non dimentica la profezia e decide di mettere in atto il proponimento di non volare per tutto il 1993. La redazione del giornale si mostrò comprensiva di questa sua nuova esigenza, lasciandogli carta bianca per i reportage da svolgere nel corso di quell'anno con tempistiche tutte nuove. Non più l'assillo e la frenesia del volare in un luogo al mattino, per poi far ritorno a Bangkok già in sera stessa. L'osservanza della profezia in se fu un pretesto affascinante per poter girare l'Asia con lentezza, in maniera più approfondita. Esplorando quei luoghi che gli spostamenti in aereo mai ti avrebbero permesso di conoscere; parlando con le genti, andando alle radici della loro cultura. Per ogni paese che visitava, fedele alla scelta di affidare ormai per intero quell'anno alle credenze "occulte", Terzani chiedeva di vedere l'indovino più famoso e potente del luogo, in un misto tra scetticismo e sana a tratti anche divertita curiosità. Gli spostamenti ovviamente gli comportarono gravi problemi "logistici", soprattutto le volte che aveva intenzione di compierli in nave. In Asia uno straniero che cerca di spostarsi via mare, e non via aria, è visto con sospetto quasi fosse un terrorista. Le navi sono ormai adibite quasi tutte al trasporto delle merci, è pressoché impossibile ottenere il visto e l'autorizzazione di salirvi a bordo come passeggeri. Viaggiando dal Laos alla Birmania, dalla Malesia al Vietnam, dalla Thailandia a Singapore gli scenari che si paravano davanti erano quasi ovunque gli stessi, e sempre desolanti: la perdita di quella civiltà millenaria che da sempre aveva contraddistinto l'Asia dal resto del mondo. Un'occidentalizzazione sul modello di quanto già fatto prima a Bangkok e in tutta la Thailandia, in cui le città finivano col perdere il loro originario fascino esotico: le strade venivano asfaltate, gli alberi centenari sradicati, le vecchie case abbattute e sostituite da mostruosi grattacieli, casinò, bar karaoke e locali vari (sovente camuffati da saloni di barbieri) dove ragazzine spesso minorenni e malate di aids commerciano disperatamente il loro corpo. Il libro offre una panoramica completa anche su tutti i dittatori che hanno insanguinato l'Asia negli ultimi decenni: il generale birmano Ne Win ma ancor più i suoi successori; la sanguinaria e feroce dittatura di Pol Pot dei Khmer rossi in cambogia,il regime ambizioso e privo di scrupoli di Lee Kuan Yew a Singapore e via discorrendo. Molte di queste figure descritte da Terzani, ammetto la mia ignoranza, mi erano totalmente sconosciute. UN INDOVINO MI DISSE mette in guardia anche da un "pericolo" che nel 93 era prevalentemente asiatico ma che adesso si sta estendendo anche a tutto l'occidente. L'invasione cinese! Arrivano a frotte, invadono spesso pacificamente si i paesi dove si insediano, ma nel giro di poco tempo iniziano a detenere il controllo pressoché totale dell'economia locale. Rilevano negozi, attività pre-esistenti; Il loro imperativo è far soldi. In molti dei paesi asiatici dove si sono insediati negli anni, i cinesi costituiscono ormai la maggioranza della popolazione. Quest'ossessione per il denaro, Terzani la riscontra anche dai suoi tanti contatti coi vari indovini: quelli cinesi danno nelle loro previsioni e nei loro oroscopi massimo risalto e importanza alle sorti delle finanze del loro interlocutore. La profezia in un certo senso trovò un suo compimento: il 20Marzo uno degli elicotteri delle Nazioni Unite diretto ad una conferenza di pace in Cambogia, precipitò con 23 giornalisti a bordo; tra le quali anche joachim Holzgen, il corrispondente inviato dal Der Spiegel a sostituire Terzani. Non ci furono morti, solo feriti, ma ciò fece maturare in Terzani quasi la convinzione che sfuggendo alla profezia aveva "salvato" le vite altrui. Ci fosse stato lui a bordo probabilmente gli esiti sarebbero stati letali. Molto affascinante anche uno degli ultimi capitoli del libro dove Terzani racconta il suo lunghissimo rientro in Europa, ad Amburgo per incontrare i redattori del giornale e a Firenze per far visita alla madre; tagliando per la mogolia e poi in treno a bordo della transiberiana. Chiudo con una mia personale riflessione da miscredente, sugli indovini: quasi tutti quelli incontrati, talvolta complice la lettura della mano e la presenza di una doppia linea della vita, erano concordi nel predirgli longevità, fin oltre gli 80anni. Beh come dicevo, Terzani in realtà mori a 72anni. A causa di una lunga malattia. Questa la dice tutta sulla credibilità di questi indovini. O forse il mio scetticismo è dovuto al fatto che in Italia, in Occidente siamo più portati ad identificare tale figure in cialtroni come Wanna Marchi e Do Nascimento; mentre in Asia la divinazione, l'arte di predire il futuro è qualcosa di più intrinseco nella loro cultura e mentalità, quindi vissuto e affrontato in maniera più "seria", senza gli intenti fraudolenti così diffusi dalle nostre parti. Su una cosa Terzani ha certamente ragione: quando dice che il proliferare dei corsi di meditazione o di buddismo in tutto l'occidente, sono l'indice di una fame di spiritualità conseguente alla perdita dei valori della nostra società. E l'occidente questa fame cerca di saziarla attingendo alla millenaria tradizione orientale; proprio quando paradossalmente l'oriente, rifacendosi allo sbagliato modello occidentale, rischia invece di mettere a repentaglio la sua spiritualità.
Fai bei sogni è la storia di un segreto celato in una busta per quarant'anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. Fai bei sogni è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti. Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l'inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell'amore e di un'esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo. Pur di non fare i conti con la realtà preferiamo convivere con la finzione, spacciando per autentiche le ricostruzioni ritoccate o distorte su cui basiamo la nostra visione del mondo. È incredibile come Massimo Gramellini renda bene i tormenti di una vita da orfano di madre. Quanti spunti per rileggere la propria esistenza. Sentimenti espressi con estrema delicatezza e indulgenza ma senza nascondere la durezza della vita. L'inizio è andata "bene": simpatizzavo, capivo, sentivo, ma riuscivo a mantenere un sano distacco. Poi, alla fine, il tutto è esploso. Il magone, le lacrime agli occhi, il dolore che mai scompare, con cui al limite ci si convive. Non ci è voluto molto a capire il motivo: la parte iniziale del libro narra del primo dolore, di quello lancinante, che ovatta i sensi, che abbatte e sostiene; ricordo bene quel dolore, ma è nel mio passato remoto. E' la seconda parte che mi ha steso. Un uomo ormai adulto che scopre che parte del suo passato è ben diverso da quel che credeva. Un uomo che scopre di essere diventato ciò che è anche per merito di ciò che gli è mancato, che si rende conto che se avesse avuto ciò che ha perso probabilmente non si sarebbe piaciuto tanto. Un uomo il cui padre l'ha amato "nonostante" quel che era e non "per" quel che era. Un uomo o una donna, in questo caso, che avrei potuto benissimo essere io. Parole che avrebbero potuto essere mie. Lacrime che erano mie. E' un libro sopravvalutato e un pò buonista, questo è certo, ma tocca delle corde che, per chi ha perso un genitore, riapre una voragine difficile da colmare. Una frase che mi è rimasta attaccata addosso e mi ha fatto riflettere molto è questa: “Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere amati più. Nelle infatuazioni a senso unico l'oggetto del nostro amore si limita a negarci il suo. Ci toglie qualcosa che ci aveva dato solo nella nostra immaginazione. Ma quando un sentimento ricambiato cessa di esserlo, si interrompe brutalmente il flusso di un energia condivisa.” Se siete pronti alle lacrime, leggetelo

giovedì 2 maggio 2013

True by Erin McCarthy

Story Line: When Rory Macintosh’s roommates find out that their studious and shy friend has never been with a guy, they decide that, as an act of kindness they’ll help her lose her virginity by hiring confident, tattooed bad boy Tyler Mann to do the job…unbeknownst to Rory. Tyler knows he’s not good enough for Rory. She’s smart, doctor smart, while he’s barely scraping by at his EMT program, hoping to pull his younger brothers out of the hell their druggy mother has left them in. But he can’t resist taking up her roommates on an opportunity to get to know her better. There’s something about her honesty that keeps him coming back when he knows he shouldn’t… Torn between common sense and desire, the two find themselves caught up in a passionate relationship. But when Tyler’s broken family threatens to destroy his future, and hers, Rory will need to decide whether to cut her ties to his risky world or follow her heart, no matter what the cost… True è una lettura leggera e banalotta se vogliamo ma la cosa che colpisce dall'inizio è la maturità di Rory. Nonostante l'autrice ci racconti di personaggi visti e rivisti, sono dinamici e poco scontati. La loro bellezza sta nel fatto che mi sono sembrati entrambi persone vere e concrete. Affrontano i problemi come farebbe qualunque altro ventenne del mondo, cercando di andare in fondo alle cose e lasciando la superficialità a casa. Sono poche le cose che posso raccontare senza spoilerare per cui l'unica cosa che mi sento di dire è leggetelo, nonostante la banalità della trama. Tre Stelle.